TORINO - TRENTAMILA IN MARCIA AL GAY PRIDE |
La parlamentare pd Paola Bragantini al corteo del Gay Pride vestita da uomo |
da La Stampa ![]() Dal Family Pride la spinta a cambiare “Siamo tantissimi” In strada con le famiglie: il Paese deve adeguarsi MARIA TERESA MARTINENGO I gay e le loro famiglie in strada per farsi ascoltare Protagonisti i ragazzi per una giornata dell’orgoglio omosessuale che ha portato nelle strade di Torino migliaia di persone. Al loro fianco anche molte istituzioni cittadine Allegro, colorato, pieno di giovani, con i bambini della Famiglie Arcobaleno e di Rete Genitori Rainbow in testa, sul trenino o nei passeggini, con due mamme o due papà a tenerli per mano. Il Family Pride, promosso dalle associazioni del Coordinamento Torino Pride, che ieri ha sfilato da via San Donato a piazza Castello, è stato una parata dell’orgoglio omosessuale nuova: meno provocazioni, più affermazioni categoriche. Una sopra ogni altra, confermata dalla gente: la società italiana è pronta per il cambiamento che le mamme lesbiche e i papà gay chiedono, il diritto di essere famiglia. E il messaggio del sindaco Piero Fassino, impossibilitato a partecipare dal grave lutto che lo ha colpito (presente con la fascia tricolore l’assessora Maria Cristina Spinosa), lo sottolinea. «E’ tempo che il legislatore e la società civile riconoscano i diritti delle persone omosessuali e transessuali e la politica e le istituzioni operino affinché venga colmato il vuoto di norme a tutela di quei diritti. La società di oggi conosce tante differenti forme di vincolo affettivo e familiare che necessitano di essere riconosciute, tutelate, sostenute. Io vi confermo il mio impegno e vi sono accanto». Le richieste Al centro della manifestazione dedicata ad Alessandro Ozimo, fondatore di Rete Genitori Rainbow prematuramente scomparso, le richieste di matrimonio egualitario, di adozione del figlio non biologico, uguali diritti e doveri, esistere di fronte allo Stato. «Chiediamo queste cose da tempo, - dice Silvia Starnini di Famiglie Arcobaleno -. La reazione potrebbe essere un’ondata di odio nei nostri confronti. Invece l’accoglienza che vediamo è ottima. L’avversione c’è solo da parte di certi politici». Laura Mariotti di Agedo, l’associazione dei genitori di figli omosessuali: «Guardo i bimbi sul trenino: i nostri figli devono avere un futuro come tutti». Ai bordi delle strade La conferma viene dalla gente, da chi è appena uscito da un negozio, dal notaio che distribuisce volantini per due giornate di consulenza gratuita per famiglie di fatto. Andrea, 25 anni, operaio: «Gli altri Paesi sono tutti più avanti di noi, l’Italia deve aggiornarsi. Da noi resiste il mito della famiglia stile Mulino Bianco. Ma se la vogliono anche i gay, che possano averla». Ilaria, 23 anni, studentessa: «Per i bambini è l’affetto che conta, non il sesso di chi glielo dà». Marisa e Renato, marito e moglie over 40, osservano il corteo in via Cernaia: «Ci sono famiglie sbagliate fatte da un uomo e da una donna, con figli maltrattati...». Massimo, 53 anni, assicuratore: «Ho famiglia, ma non sono sposato. Per me la famiglia si forma con la procreazione. Però riconosco che ognuno deve avere libertà di vivere la vita e la sessualità come crede». Claudia, Fabio, Annalisa e Fiammetta, sedicenni, canavesani in giro per shopping: «Siamo assolutamente d’accordo: gli omosessuali devono potersi sposare e i loro figli avere tutti i diritti». Maria Luisa, magazziniera, e Davide, operaio, distinguono: «Sì al matrimonio, no alle adozioni». In piazza Castello Poco prima dei discorsi ufficiali, in piazza Castello, il bilancio. «È stata una manifestazione molto partecipata, siamo tantissimi - dice Donata Prosio, coordinatrice del Pride -, la città come sempre ha risposto benissimo». Enzo Cucco, tra i leader del movimento: «Torino ha aperto il mese dei Pride e la scelta del tema non solo è condivisa ma va riproposta. E’ davvero importante che dai Pride di quest’anno arrivi una richiesta forte, chiara, specifica sul cambio di passo, culturale e normativo, di cui l’Italia ha bisogno, in merito al diritto familiare». "LA SCELTA DEL SINDACO «Sono al vostro fianco" "il legislatore deve riconoscervi i diritti»" "Fotogallery e video su www.lastampa.it/torino" ------------- Storie tra la gente che sfila “Per noi la felicità sono due cognomi sul campanello” CRISTINA INSALACO Drag queen e bambine Il Pride 2013 si è svolto all’insegna della sobrietà. E la presenza più importante è stata quella, numerosa, dei bambini È stato un Family Pride maturo. Sobrio, autentico. Ieri pomeriggio per le vie del centro c’erano pochi travestimenti, poca ostentazione dell’omosessualità, pochi trucchi esagerati. Hanno sfilato persone con la voglia di rompere gli schemi, quelli mentali, quelli che imprigionano la gente dentro a pregiudizi e giudizi affrettati di «sconvenienza» e «normalità». Al Pride c’erano storie come quelle di Giovanni Fantoni, 33 anni, e Stefano Musso, 41, che vivono a Genova e si sono sposati a Londra l’anno scorso. «La verità ci rende liberi – dice Stefano – e l’unico modo per esserlo è non mentire, non avere paura di essere se stessi. Sì, io mi sento diverso, ma è questa la grande ricchezza degli uomini, l’omologazione condanna l’individuo». Lui e Giovanni in casa tengono lo spazzolino dentro lo stesso portaspazzolini, nel citofono hanno i loro cognomi uno sopra l’altro e quando vanno in giro non scrutano più l’orizzonte intorno prima di darsi un bacio. Per il futuro sperano per i gay che ancora si nascondono questa stessa naturalezza. Con dei diritti in più. Fabrizio Paoletti, 48 anni, ha divorziato nel 2001 e adesso vive con Luca: «Ho sempre vissuto con l’idea che costruire una famiglia fosse più importante dell’amore per mia moglie, ma così non stavo bene. Oggi mia figlia vive metà settimana con la mamma e il nuovo marito, metà con me e il mio compagno. Abbiamo una vita equilibrata». Tra i residenti che guardavano dal balcone, centinaia di ragazzi e adulti che facevano foto e qualche famiglia che si godeva la sfilata sgranocchiando popcorn sul marciapiede, Giziana Vetrano camminava pensando al figlio Tommaso di 3 anni e mezzo. L’ha avuto grazie a un donatore, e il suo unico dispiacere è che la compagna non abbia diritti legali sul bambino. «L’altro ieri la mamma di una compagna di scuola di Tommaso mi ha detto: lo sa che ho dovuto giustificare a mia figlia il fatto di avere una sola mamma?». ============================= da La Repubblica ![]() Trentamila in marcia al Gay Pride Prosio: “La gente è più avanti dei governi”. Bragantini sfila vestita da uomo «SIAMO trentamila», dicono gli organizzatori vedendo sfilare per le vie del centro di Torino il corteo del Gay Pride, edizione dedicata alla famiglia. E tra drag queen e semplici sostenitori dell’iniziativa compare anche la parlamentare del Pd Paola Bragantini, la quale per l’occasione si è vestita da uomo. MARIACHIARA GIACOSA E’ UN outing collettivo il gay pride di Torino, quest’anno dedicato alla famiglia e alle unioni civili. Per tutto il pomeriggio, nelle vie del centro, ha sfilato l’orgoglio gay. Ma non solo quello. In corteo insieme alle storiche associazioni di lotta per i diritti di omosessuali, bisex e trans c’è anche tanta gente comune e tante famiglie, cosiddette normali, per dimostrare al mondo che «normale» non significa niente. E infatti il mondo guarda incuriosito e divertito l’esplosione di colori e costumi che ogni anno porta in piazza l’orgoglio di chi non si sente e non è diverso e rivendica diritti. Hanno sfilato in 30 mila secondo gli organizzatori. Forse erano un po’ meno ma è certo che se il coordinamento del Torino Pride avesse chiesto anche solo un centesimo a tutti i passanti che hanno salutato e scattato fotografie, ieri sarebbe diventata una delle associazioni più ricche della città. «La gente è sempre più avanti di quanto non lo siano i governi, il parlamento e leggi — dice Donata Prosio, coordinatrice del Torino Pride — da quando si è fatto qui il corteo nazionale nel 2006 la città risponde sempre in maniera meravigliosa, con un’affetto e un calore straordinario ». Difficile, guardando i tanti volti di chi sfila e di chi applaude da sotto i portici, che questo sia il paese in cui non si riesce a far approvare una legge sull’omofobia o sulle unioni civili per persone dello stesso sesso. «Noi continuiamo a chiedere — aggiunge — ciò che sarebbe normale, c’è l’articolo 3 della Costituzione che sancisce pari diritti per tutti. E in quei tutti ci siamo anche noi». E così non c’è da stupirsi a veder sfilare i seri professori della Consulta per la laicità delle istituzioni solo pochi metri più avanti rispetto a una coppia di attempate drag queen su tacco 13, gonne e top, larghi poco più di un fazzoletto. O i genitori dell’Agedo, l’associazione nata esattamente vent’anni fa per raccogliere i genitori e i parenti di ragazzi omosessuali, a braccetto con i palestrati delle discoteche che festeggiano con bolle di sapone, schiuma, perizoma e musica tecno. Persino la parlamentare del partito democratico, Paola Bragantini, sceglie di vestirsi da uomo per l’occasione. In giacca e cravatta. Perchè? «Perchè mi sembra un bel gesto». E aggiunge: «Mi auguro che questo governo sappia raccogliere il messaggio di questa piazza, in Parlamento ci sono già due proposte di legge». Non è la sola rappresentante delle istituzioni a sfilare dietro lo striscione che apre il corteo insieme alle famiglie arcobaleno. Ci sono deputati e consiglieri regionali e comunali di Pd, Sel, Rifondazione e Movimento 5 stelle. Secondo Giorgio Airaudo di Sel «per i diritti non servono risorse, ma sono un modo per stare in Europa a testa alta». Ad aprire il corteo ci sono le famiglie arcobaleno e il trenino dei bambini: «Non siamo un mondo a parte, ma una parte del mondo» hanno scritto a pennarello sui loro cartelli. Sfilano nonne, figlie e nipoti: «Perchè la nostra è una famiglia normale, non è inventata, ma è fondata sull’amore» spiegano al megafono. Poi l’Arcigay, le parrucche dei ragazzi del circolo Maurice. Le magliette rosa e nere con lo slogan: «la diversità è un bene comune». A rappresentare la Città c’è l’assessore alle pari opportunità Maria Grazia Spinoza, in fascia tricolore. Il sindaco Piero Fassino in mattinata ha mandato un messaggio: «Non posso essere tra voi — scrive — ma vi sono idealmente vicino in questa giornata di condivisione e di festa: riconoscere l’eguaglianza dei diritti di ogni persona, e tra questi il diritto a vivere liberamente il proprio orientamento sessuale, è questione irrinunciabile per ogni società che voglia dirsi democratica». -------------------- da Repubblica.it Gay Pride, il corteo dei 10mila - i bambini guidano la sfilata La manifestazione quest'anno è incentrata sulla famiglia, per ricordare Alessandro Ozzimo, fondatore della Rete Genitori e Rainbow, e coordinatore del Torino Pride, morto quest'inverno La parlamentare pd Paola Bragantini al corteo del Gay Pride vestita da uomo Un trenino turistico carico di bambini apre il Family Pride di Torino: sono decine di figli di coppie omosessuali portati a sfilare. Il Gay Pride torinese quest'anno e' incentrato sulla famiglia, per ricordare Alessandro Ozzimo, fondatore della Rete Genitori e Rainbow, e coordinatore del Torino Pride, morto quest'inverno. Migliaia di persone, si calcola almeno diecimila, marciano da piazza Statuto verso piazza Castello. Fra i tanti carri, uno gigantesco con la scritta "Vorrei ma non posso" dedicato al matrimonio gay che è il tema centrale dell'edizione di quest'anno. Tra i partecipanti anche alcuni politici, tra cui spicca il segretario uscente del Pd provinciale e parlamentare Paola Bragantini, che si è vestita con un abito maschile. Le 'drag queen' issate su tacchi vertiginosi non mancano, ma a prevalere è la voglia di normalità: bambini in braccio e sulle spalle dei genitori, tanti giovani, anche una nonna con nipotina in passeggino che issa il cartello 'Diritti a mia nipote'. Il 'Family Pridè di Torino per il quale stanno sfilando nel centro della città migliaia di persone di diciotto associazioni Gltb, quest'anno punta sulla campagna a favore del matrimonio gay e per il riconoscimento della famiglia basata sull'unione omosessuale. In apertura majorette e bambini, a seguire decine di carri via via più rumorosi e vistosi. A metà corteo un ragazzo spiega al microfono: "Vogliamo che questo Stato riconosca tutto ciò che è naturale". A sfilare c'è anche la Cgil di Torino che, su un'Apecar rossa, innalza un cartello con la scritta "Stesso cuore stesso amore", e la Consulta torinese per la laicità delle istituzioni che sventola sobrie bandiere. Il trenino da cui salgono e scendono instancabili i bambini più grandicelli è stato portato in corteo grazie all'intervento del Rotary. ========================= da Il Mondo Gay/ Fassino: Eguaglianza diritti questione irrinunciabile Venga colmato vuoto di norme Torino, 8 giu. "Riconoscere l'eguaglianza dei diritti di ogni persona, e tra questi il diritto a vivere liberamente il proprio orientamento sessuale, e' questione irrinunciabile per ogni societa' che voglia dirsi democratica". E' il messaggio del sindaco di Torino, Piero Fassino, per il Family Pride, che si svolgera' oggi pomeriggio nel centro cittadini. "Vi sono idealmente vicino in questa giornata di condivisione e di festa", ha sottolineato Fassino, che non partecipera' come annunciato in un primo momento al Gay Pride citatdino, perche' in lutto per la morte della madre, avvenuta ieri. " "E' tempo che il legislatore e la societa' civile riconoscano i diritti delle persone omosessuali e transessuali e il mondo della politica e delle istituzioni operi affinche' venga colmato il vuoto di norme a tutela di quei diritti, passo essenziale per abbattere il muro di pregiudizi e delle discriminazioni. La societa' di oggi, peraltro, conosce tante differenti forme di vincolo affettivo e familiare che necessitano di essere riconosciute, tutelate, sostenute e integrate" ha ammonito il sindaco. =========================== da La Stampa Family Pride, il saluto del Sindaco: “E’ tempo di riconoscere il diritto a vivere liberamente” Carissimi, sapete che un grave lutto mi ha colpito e comprenderete che, per questa ragione, non posso essere tra voi, ma vi sono idealmente vicino in questa giornata di condivisione e di festa. Riconoscere l’eguaglianza dei diritti di ogni persona - e tra questi il diritto a vivere liberamente il proprio orientamento sessuale - è questione irrinunciabile per ogni società che voglia dirsi democratica. E’ tempo che il legislatore e la società civile riconoscano i diritti delle persone omosessuali e transessuali e il mondo delle politica e delle istituzioni operi affinché venga colmato il vuoto di norme a tutela di quei diritti, passo essenziale per abbattere il muro dei pregiudizi e delle discriminazioni. La società di oggi, peraltro, conosce tante differenti forme di vincolo affettivo e familiare che necessitano di essere riconosciute, tutelate, sostenute e integrate. A Torino, dove si è costituito nel 1970 il primo movimento omosessuale italiano il “Fuori” e negli anni si sono succedute e consolidate molteplici iniziative contro l’Omofobia e la Transfobia, l’Amministrazione Comunale ha istituito nel 2001 un Servizio dedicato al superamento delle discriminazioni basato sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, essenziale per informare e contrastare le discriminazioni. Forte di queste convinzioni, e riconfermando l’impegno della Città e mio personale, vi sono accanto. Il mio sincero e affettuoso saluto. |
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Torino: la gioia del Family Pride (anche se la faccia di Fassino resta quella che è)
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