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Anita Berber, storia di un'icona lesbica nella Repubblica di Weimar

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di Rosanna Fiocchetto

Danzatrice e attrice espressionista tedesca del cinema muto, Anita Berber
nacque il 10 giugno 1899 a Leipzig, figlia del violinista Felix Berber e
della cantante di cabaret Lucie Thiem. Dopo il divorzio dei genitori nel
1902, Anita dal 1906 venne allevata dalla nonna a Dresda e a Berlino. Studiò
teatro e danza con Maria Moissi e Rita Sacchetto, con la quale debuttò
professionalmente nel 1916, facendo anche la modella per le riviste
femminili "Die Dame" e "Elegante Welte". Il suo stile esotico, la sua nudità
spesso integrale durante le esibizioni e la sua personalità scandalosa e
trasgressiva da "bella e dannata", che includeva un ampio uso di droghe, la
resero presto famosa nella Berlino della repubblica di Weimar.
Tra il 1918 e il 1925, oltre a ballare nei cabaret e nei locali notturni,
apparve in 27 film e documentari muti, tra cui "Das Dreimäderlhaus" ("La
casa delle tre ragazze", 1918) e "Unheimliche Geschichten" ("Un affare
misterioso", 1919) del cineasta Richard Ostwald (che la scritturò anche per
pellicole di educazione sessuale sulla prostituzione e sull'omosessualità),
"Il dottor Mabuse" (1922) di Fritz Lang, e "Tänze des Grauens" ("Danza
moderna", 1923).
Amica intima del sessuologo Magnus Hirschfeld, Anita sposò uomini gay ed
ebbe contemporaneamente numerose relazioni lesbiche. Nel 1919 sposò
l'artista Eberhard von Nathusius, separandosene nel 1922. Subito dopo
cominciò una relazione aperta, convivendo con lei, con Susi Wanowsky,
proprietaria del club lesbico "Garçonne". Il suo secondo matrimonio con il
ballerino e scrittore Sebastian Droste fu molto breve, dal 1922 al 1923,
parallelo alla relazione con Susi. Con Droste, Anita mise in scena
inquietanti balletti decadentisti ("Danza delle fruste bizantine",
"Cocaina", "Suicidio", "Visione", "La notte della Borgia") e pubblicò un
libro di poesie, foto e disegni intitolato "Die Tänze des Lasters, des
Grauens und der Ekstase" ("Danze di vizio, orrore ed estasi").
Nel 1924 Anita sposò un altro ballerino gay, l' americano Henri
Chatin-Hoffman, e con lui girò l'Europa in un turbolento sodalizio
artistico. Nel 1925 il pittore espressionista Otto Dix la rappresentò  in un
celebre ritratto come vampiresca creatura notturna in rosso; anche la famosa
pittrice tedesca secessionista Charlotte Berend-Corinth (1880-1969) la
scelse come soggetto di un suo quadro.
Nel 1926, durante uno spettacolo in Olanda, l'abuso di alcol e cocaina le
provocarono un collasso che la spinse a cercare rifugio e cure presso il suo
amico Hirschfeld. Riprese a ballare, ma si ammalò di tubercolosi. Nel corso
di una tournée in Medio Oriente, svenne sul palcoscenico a Damasco nel
luglio 1928 e dovette tornare a Berlino, dove morì nell'ospedale Bethanien
di Kreuzberg il 10 novembre 1928, a 29 anni, probabilmente per una overdose:
nella sua stanza vennero trovate siringhe vuote. Al suo funerale
parteciparono prostitute della Friedrichstrasse, transessuali dell'
"Eldorado", lesbiche, artisti e intellettuali famosi.
Il film di Rosa von Praunheim del 1987 "Anita - Tänze des Lasters" (scritto
da Marianne Enzensberger e Lotti Huber) e varie biografie (tra cui quella
romanzata di Leo Lanias "Der Tanz ins Dunkel - Anita Berber" del 1929, "The
Seven Addictions and Five Professions of Anita Berber: Weimar Berlin's
Priestess of Depravity" di Mel Gordon nel 2006, e "Anita Berber - Göttin der
Nacht" di Lothar Fischer) hanno reso omaggio a questa icona del maledettismo
queer, sottraendola all'oblio che ha cancellato anche la sua sepoltura.

Rosanna Fiocchetto

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