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Francia. La proposta di legge Vallaud-Belkachem sull'uguaglianza donna-uomo

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Paola Guazzo

Proposta di legge Vallaud-Belkachem per l'uguaglianza fra donne e uomini.
Le istanze focali

Premessa: uguaglianza di principio e disparità reali
La proposta di legge Vallaud-Belkachem parte dalla constatazione che l'uguaglianza fra i cittadini, uno dei tre concetti fondanti della Repubblica Francese, non è nei fatti uguaglianza fra cittadinE e cittadinI.
Ancora oggi, a quasi 70 anni dall'articolo 3 della Costituzione del 1946 che poneva il principio dell'uguaglianza fra donne e uomini ( « La loi garantit à la femme, dans tous les domaines, des
droits égaux à ceux de l'homme »), persiste a in tutti gli ambiti della vita pubblica e privata, una notevole disparità fra i due generi. L'uguaglianza di principio non significa parità reale fra donne e uomini.

Disuguaglianze sul lavoro
Quasi la metà delle lavoratrici francesi sono donne, ma i loro salari sono inferiori di un quarto a quelli degli uomini nel settore privato e del 20% nel pubblico. Esiste una segregazione professionale orizzontale,che concentra le donne in un numero limitato di mestieri, generalmente poco valorizzati e riconosciuti, ed una di tipo verticale,  che ne penalizza i percorsi professionali, e spiega una parte delle differenze salariali.
Queste disuguaglianze sono intessute di rappresentazioni sessuate, di norme sociali e di una “specializzazione” dei ruoli, in particolare nella divisione del lavoro domestico e familiare, che  è la fonte principale delle diseguaglianze fra uomini e donne. I lavori domestici rappresentano   i   2/3 del tempo di lavoro delle donne contro 1/3 degli uomini. La combinazione di una suddivisione inegalitaria del lavoro domestico e di ritmi sociali organizzati e pensati a partire   dall'impegno  quasi esclusivamente femminile nel lavoro domestico spiega una parte importante delle inuguaglianze professionali fra uomini e donne.                                                             

Sottorappresentanza femminile
Quest' ordine “sessuato”,  che assegna ai due generi funzioni e spazi differenti e asimmetrici porta anche a una sottorappresentanza femminile nell'insieme dei luoghi decisionali, sia per quanto riguarda  le imprese che gli organi del potere politico ( solo il 23%  nei consigli di amministrazione delle grandi imprese e solo 8 donne rettrici universitarie;  l’Assemblea nazionale ha solo il 26% di  donne, nonostante la Legge  n° 2000-493 del 6 giugno 2000  che tendeva a favorire l'uguale accesso di donne e uomini ai mandati elettorali e alle cariche elettive; inoltre solo il 14 % dei sindaci sono donne).

Violenze
Al di là delle ineguaglianze professionali, sociali e di rappresentanza, la società francese resta segnata dalla persistente violenza contro le donne.
Nel 2013, 148 donne sono state uccise da compagni o ex.  Delle 26 donne che hanno commesso omicidio, 17 (65%) erano vittime della violenza del partner. In due anni le vittime di violenze fisiche o sessuali da parte di coniuge sono state circa 400.000 e da parte di ex coniuge 150.000.
Una donna su 7 è stata insultata, e nella metà di questi casi gli insulti sono stati a carattere sessista. Una donna su 20 ha subito baci imposti o carezze forzate.
Le violenze contro le donne si caratterizzano per una percentuale più bassa di denunce rispetto ad altri crimini. Sono frequentemente ritirate durante l'indagine. Per un troppo grande numero di donne esistono ancora situazioni inestricabili connesse alla denuncia penale: pressioni familiari, preoccupazione di proteggere i figli, mancanza di casa o paura. Con queste condizioni, troviamo una percentuale più alta di recidive (8%) fra le violenze coniugali che fra altri crimini (5%).


Disuguaglianze e violenze si fondano su rappresentazioni profondamente radicate
Le disuguaglianze fra donne ed uomini si alimentano e rinforzano le une con le altre. Si radicano nelle rappresentazioni sessuate e manifestano la persistenza di una dominazione maschile costruita nei secoli.Per questo sono difficili da abbattere.
Negli ultimi anni, nonostante un innegabile progresso, abbiamo assistito ad un arresto o rallentamento nella parità fra donne e uomini.
Le resistenze contro l'uguaglianza non sono la semplice conseguenza di un'inerzia, ma il marchio di un sistema societario. Realizzare l'uguaglianza implica la decostruzione di questo sistema, insieme al suo corredo di stereotipi ed automatismi.  Questi si costituiscono molto presto, fin dall'infanzia. I modi di interrogare, di dare la parola, di rimproverare e di orientare rivelano rappresentazioni profondamente connesse alle competenze supposte degli uni e delle altre.
Un sondaggio del 2011 mostra che i primi tre valori caratterizzanti gli uomini sono potere (78%), ambizione (71%) e successo (66%). Per le donne, invece: tolleranza (67%), generosità (65%9 e saggezza (62%). Il potere, l'ambizione ed il successo caratterizzano le donne rispettivamente per il 3%, il 17% e l'8%, come tolleranza, generosità e saggezza caratterizzano gli uomini per l'11%, il 10% e il 10%.
Questi stereotipi, che bloccano uomini e donne in attitudini e ruoli di genere, portano ragazze e ragazzi a fare scelte inadeguate alle loro capacità ed aspirazioni profonde. Il paradosso è noto: le ragazze hanno migliori risultati scolastici dei ragazzi, ma il loro orientamento professionale è spesso tradizionale e troppo spesso ridotto a determinati settori di attività.
Gli stereotipi possono essere parte del sessismo e delle discriminazioni ad esso associate. Sono il terreno sul quale si nutre una certa forma di violenza, a volte latente e silenziosa, altre volte visibile, fisica, sessuale o entrambe.

Un approccio integrato
Le disuguaglianze fra donne ed uomini sono ingiuste e urtano i principi fondanti stessi della Repubblica. Sono anche fonte di inefficacia economica, alimentano il sotto-impiego, quantitativo o qualitativo, privando il paese di risorse e competenze preziose, in particolare in un contesto di crisi.
Il sotto-impiego femminile, data l'elevata competenza, il livello di formazione, e i risultati scolastici – migliori di quelli dei ragazzi – è uno spreco dell'investimento della Repubblica nell'educazione.
Per questo, dopo la prima generazione dei diritti delle donne, segnata dalla lotta per i diritti civili e politici e dopo la seconda, segnata dalla lotta delle donne per disporre liberamente del proprio corpo, si tratta oggi di rendere i diritti effettivi, di rendere concreta l'uguaglianza in tutti i campi della vita sociale.
Il carattere della diseguaglianza femminile e degli stereotipi è sistemico; per combatterlo è necessario un metodo specifico, che agisca a tutti i livelli della società e delle politiche pubbliche, associando attori pubblici e privati.
Si tratta di fare dell'approccio integrato europeo all'uguaglianza (gender mainstreaming) un concetto-chiave della politica nazionale di inclusione sociale. Il gender mainstreaming è “la riorganizzazione, il miglioramento, l'evoluzione e la valutazione del processo di decisione al fine di incorporare la prospettiva dell'uguaglianza fra donne e uomini in tutti gli ambiti e i livelli”(Consiglio  d' Europa).
La dimensione di genere dev'essere integrata nel contenuto delle politiche pubbliche in tutte le loro fasi (preparazione, decisione, messa in opera) e in tutti i settori. In Francia nel novembre 2012 è stata adottata una politica interministeriale volta a:
-         sradicare il sessismo diffuso
-         eliminare  le problematiche che subissano le donne nella vita quotidiana
-         mettere l'uguaglianza sanitaria fra donne e uomini al centro della democrazia sanitaria
-         proteggere le donne contro le violenze
-         declinare l'uguaglianza in tutti i campi della vita pubblica
-         affermare i diritti delle donne a livello internazionale
           
In Francia, a partire dal 2012, sono già stati adottati provvedimenti parziali in questi campi, tuttavia è in campo proprio in questo periodo la proposta  di una legge-quadro elaborata dalla ministra dei diritti delle donne Najat Vallaud-Belkachem. Il progetto di legge ha come obiettivo le grandi tematiche che sono al centro delle inuguaglianze fra donne e uomini, affrontate secondo un approccio globale o di legge-quadro: migliore condivisione delle responsabilità parentali per permettere alle donne come agli uomini di conciliare vita professionale e personale; lotta contro la precarietà delle donne, soprattutto delle madri isolate; protezione delle donne da ogni forma di violenza e garanzia di una loro pari dignità nella società; concretizzare l'obiettivo costituzionale di parità nella rappresentanza elettorale, al pari delle responsabilità professionali e sociali.
Questo approccio è diverso dai provvedimenti precedenti, che avevano un carattere tematico: inscrive nella legge i fondamenti per una politica integrata di uguaglianza fra donne e uomini, associando misure specifiche e logica trasversale, per rispondere alle inuguaglianze con la stessa compattezza con le quali queste si manifestano.

Considerazioni e valutazione politica
La proposta di legge Vallaud-Belkachem parte dalla documentata constatazione che l'uguaglianza fra cittadini, principio fondante della Repubblica Francese, non è parità reale per le cittadinE.
La declinazione femminile delle disuguaglianze è un dato macroscopico che dev'essere combattuto a tutto campo, non solo con leggi separate e divise per ambiti discriminatori, ma con una legge-quadro che connetta le istanze in un approccio integrato.
Viene riconosciuta in questo modo la centralità sociale della questione delle inuguaglianze fra uomini e donne. Il cambiamento portato dalla legge potrà quindi essere cruciale per l'evoluzione della società francese: la ministra-legislatrice appare consapevole di questo fatto nel presentare e motivare il progetto di legge. La disparità di genere è la madre di tutte le disuguaglianze, ed è un'intera ossatura sociale - dove pregiudizi, psichismi e sessismi si innestano sul tessuto sociale creando disuguaglianze ed anche violenze in ogni campo della vita pubblica e privata - a dover essere mutata nel profondo, con l'azione giuridica e le pratiche ad essa connesse.
Si tratta di una scommessa politica cruciale in senso riformista e socialista  che trova un'appropriata rilievanza anche in sede governativa. Najat Vallaud-Belkachem non ha una delega, non dirige un ministero marginale e senza portafoglio, ma è a capo del Ministero dei Diritti delle Donne.
Differente e pregnante denominazione che, contrariamente alle Pari Opportunità nostrane, si riferisce ai diritti delle donne in senso pieno e fondante, non a una semplice – e marginale, o del tutto misconosciuta, come nell'attuale governo italiano - questione di disparità sociale senza esplicita dichiarazione di genere.











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