Mi ha colpita per la prima volta qualche anno fa, girellando in certi luoghi di Toulouse. Era l'apparizione di uno strano, abnorme condominio cadente anni Trenta che adesso - lo ammetto, la mia scrittura è fragile oggi- mi guardo dal descrivere. Sapeva di sproporzione, di amore e di morte, forse di qualcuna delle faide violente tra famiglie che riempiono da sempre l'Europa, mentre il vecchio nutrisce i suoi uccellini della Martinica, è questo? Forse no. Non ho più le foto. Se le abbiamo fatte, e non ricordo, le ha tenute la mia ex. La mia pacsata francese. Toulouse au détour d'une rue, appunto. Io tengo ancora nel portafoglio l'immagine del convento dove morì San Tommaso, in estasi dopo aver detto, dopo aver prodotto il producibile, trasumanando per verba.
Katy aveva un collega studioso tomista, e pur essendo deleuziana se ne compiaceva; ammirava, a suo modo.
A Toulon, in un'altra via dove siamo andate, c'erano anni Trenta bianchi, più presentabili, anodini, un traiteur triste nella sera di settembre.
Anni Trenta edificati potentissimi vicino alla stazione di Marseille. Un falansterio credo dell'università, e anche case a fitti bassi vicine, con le imposte di legno slavato. Tripudio. C'era, certo, una retorica, ma non era quella fascista.Era qualcosa di malinconico, ma degno di amanti anomici e potenti. Di vite pirate dietro il quotidiano.
Tutto questo mi era mancato da sempre, nell'italico monumentale, zuppo, viriloide claudicare di falsità cruciali e di regime.
E così anche al Vieux Port, dietro la banchina di destra e prima dello snodo fatale verso i Mucem postmoderni, le darsene bellissime che rimandano però poi solo a uno zen da distruzione, c'era una scalea che si ostendeva verso il palazzo anni Trenta con i suoi marmi non trionfali, ma solidi, e bassorilievi di operosi e operose intenti a qualche opera.
Mi manca adesso tutto questo un po'. Un'ucronia felice; mi faccio immagini anni Trenta con palazzi anni Trenta ma senza fascisti, magari poi anche senza nazisti, senza Vichy, con Benjamin che guardava solitario le bancarelle dei frutti di mare al Vieux Port, senza Port Bou, senza la morte.
Katy aveva un collega studioso tomista, e pur essendo deleuziana se ne compiaceva; ammirava, a suo modo.
A Toulon, in un'altra via dove siamo andate, c'erano anni Trenta bianchi, più presentabili, anodini, un traiteur triste nella sera di settembre.
Anni Trenta edificati potentissimi vicino alla stazione di Marseille. Un falansterio credo dell'università, e anche case a fitti bassi vicine, con le imposte di legno slavato. Tripudio. C'era, certo, una retorica, ma non era quella fascista.Era qualcosa di malinconico, ma degno di amanti anomici e potenti. Di vite pirate dietro il quotidiano.
Tutto questo mi era mancato da sempre, nell'italico monumentale, zuppo, viriloide claudicare di falsità cruciali e di regime.
E così anche al Vieux Port, dietro la banchina di destra e prima dello snodo fatale verso i Mucem postmoderni, le darsene bellissime che rimandano però poi solo a uno zen da distruzione, c'era una scalea che si ostendeva verso il palazzo anni Trenta con i suoi marmi non trionfali, ma solidi, e bassorilievi di operosi e operose intenti a qualche opera.
Mi manca adesso tutto questo un po'. Un'ucronia felice; mi faccio immagini anni Trenta con palazzi anni Trenta ma senza fascisti, magari poi anche senza nazisti, senza Vichy, con Benjamin che guardava solitario le bancarelle dei frutti di mare al Vieux Port, senza Port Bou, senza la morte.