Perle e cicatrici per Pedro Lemebel
di Paul B. Preciado ( traduzione di Riot )
Fottuto aids, fottuto cancro alla laringe, fottuta dittatura e fottuta democrazia di facciata. Fottuta mafia machista che continuano a chiamare partito, fottuta censura, fottute unioni e fottute rotture (fottute coppie e fottute separazioni), fottuto Pedro e fottuto Paco, fottuta televisione, fottuti movimenti alternativi, fottuto socialismo e fottuta Chiesa coloniale, fottute ONG, fottute multinazionali farmaceutiche, fottuta baldoria neoliberale post-dittatura, fottuta mappa del Cono Sud, fottuta egemonia culturale (fottuto consenso culturale), fottuto turismo, fottuta tolleranza, fottute biennali d’arte e fottuto museo dell’omosessualità. Fottuta tu e fottuto io. Fottuto il tuo corpo che ha perso. E fottuta la tua anima che non perderà mai. Fottuta maggioranza (moltitudine) minoritaria dinanzi ad un uomo armato. Fottute yeguas e fottuto fiume Mapocho. Fottuti giorni che passammo insieme a Santiago, fottute notti a Valparaíso, fottuti i tuoi baci e fottuta la tua lingua. Guardavamo il Pacifico ed io citavo Deleuze: «Il mare è come il cinema, un'immagine in movimento». Tu mi dicevi: «Non fare l'intellettuale, ragazzetto. L’unica immagine in movimento è l'amore».
Tu mi hai cresciuto, partorito come un figlio, uno tra i cento inventati dalla tua voce. Tu sei mia madre e ti piango come si piange una madre travesti. Con una dose di testosterone e un urlo. Tu sei mia madre e ti piango come si piange una madre comunista e indigena. Con una falce e un martello disegnati sulla pelle della faccia. Tu sei mia madre sciamana e ti piango come si piange l’ayahuasca. Esco per le strade di New York e mi abbraccio un albero radioattivo mentre ti chiedo perdono per non essere venuto a trovarti. Per paura della memoria della tortura, per paura dei cani morti di fame e delle miniere di Antofagasta. I diamanti sono eterni e le bombe pure. L’aids parla inglese. Dici «Darling, I must die» e non ti fa male. Il cancro non parla. Muori silenziosa come una barbie malandata, terrona, proletaria e frocia. Incorruttibile come una dea trans-andina. Alla storia verranno sottratti i libri che non scriverai più. Però non la tua voce. E nasceranno ancora mille bambini con l'aluccia rotta e mille bambine che porteranno il tuo nome. Pedro Lemebel. Mille volte, in mille lingue.
di Paul B. Preciado ( traduzione di Riot )
Fottuto aids, fottuto cancro alla laringe, fottuta dittatura e fottuta democrazia di facciata. Fottuta mafia machista che continuano a chiamare partito, fottuta censura, fottute unioni e fottute rotture (fottute coppie e fottute separazioni), fottuto Pedro e fottuto Paco, fottuta televisione, fottuti movimenti alternativi, fottuto socialismo e fottuta Chiesa coloniale, fottute ONG, fottute multinazionali farmaceutiche, fottuta baldoria neoliberale post-dittatura, fottuta mappa del Cono Sud, fottuta egemonia culturale (fottuto consenso culturale), fottuto turismo, fottuta tolleranza, fottute biennali d’arte e fottuto museo dell’omosessualità. Fottuta tu e fottuto io. Fottuto il tuo corpo che ha perso. E fottuta la tua anima che non perderà mai. Fottuta maggioranza (moltitudine) minoritaria dinanzi ad un uomo armato. Fottute yeguas e fottuto fiume Mapocho. Fottuti giorni che passammo insieme a Santiago, fottute notti a Valparaíso, fottuti i tuoi baci e fottuta la tua lingua. Guardavamo il Pacifico ed io citavo Deleuze: «Il mare è come il cinema, un'immagine in movimento». Tu mi dicevi: «Non fare l'intellettuale, ragazzetto. L’unica immagine in movimento è l'amore».
Tu mi hai cresciuto, partorito come un figlio, uno tra i cento inventati dalla tua voce. Tu sei mia madre e ti piango come si piange una madre travesti. Con una dose di testosterone e un urlo. Tu sei mia madre e ti piango come si piange una madre comunista e indigena. Con una falce e un martello disegnati sulla pelle della faccia. Tu sei mia madre sciamana e ti piango come si piange l’ayahuasca. Esco per le strade di New York e mi abbraccio un albero radioattivo mentre ti chiedo perdono per non essere venuto a trovarti. Per paura della memoria della tortura, per paura dei cani morti di fame e delle miniere di Antofagasta. I diamanti sono eterni e le bombe pure. L’aids parla inglese. Dici «Darling, I must die» e non ti fa male. Il cancro non parla. Muori silenziosa come una barbie malandata, terrona, proletaria e frocia. Incorruttibile come una dea trans-andina. Alla storia verranno sottratti i libri che non scriverai più. Però non la tua voce. E nasceranno ancora mille bambini con l'aluccia rotta e mille bambine che porteranno il tuo nome. Pedro Lemebel. Mille volte, in mille lingue.