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Ascensore. Avvocati in prima linea

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di A.f.A


Entrano. E l'ascensore, chiuse le porte, avvia la sua discesa. Sull'indicatore si susseguono i lentamente i numeri...

20, 19, 18...
Il dottore armeggia con lo schermo del suo smartofono senza campo, l'avvocato controlla distrattamente il documento di una causa adocchiando con ammirazione le galvanizzanti erotiche forme del compagno di viaggio, i suoi voluttuosi glutei, il profilo elegante.

14, 13, 12...
Prima dell'arrivo dell'11 tutto ciò che c'è di elettrico si spegne: la luce, il condizionatore. Il cavo strattona la cabina, tutto si blocca in un'attesa non prevista tra due piani; inutile forzare le porte o chiamare soccorsi. Solidale col deserto palazzo anche lo smartofono del dottore si spegne.
In quel torrenziale tardo pomeriggio di giugno il clima si fa rovente. Certo, il veicolo è tutto in vetro, esposto a sud, questo dopo un po' contribuirebbe, ma l'attesa non è così lunga. E' l'avvocato a scaldare l'ambiente, avvampare per primo, rendendosi fonte di calore in quella piccola serra. L'occasione rende ladri. Lui decide di prendersi l'astante. Il desiderio induce la mano rapace a osare, guidata da tanto ardore si avvicina repentinamente e senza tremito.
Il dottore sorpreso e sconvolto fa cadere l'inerte smartofono nella cartella, sente l'arto estraneo farsi largo tra i più alti bottoni della camicia; è solo un attimo perché si arrenda, non conosce il volto spavaldo che governa tanta audacia, spera solo che non si fermi. Alcune dita si occupano dei capezzoli mentre una bocca impudente si sofferma sul suo collo, gustandolo, assaporandolo. L'ultima mano con audacia si apre un varco tra i pantaloni, si appropria del dottore profondamente e interiormente, mentre questi soggiace con gioia intensa e remissiva.
Proprio quando questi amanti casuali si stanno per abbandonare completamente al turbine delle passioni il viaggio riprende.

9, 8, 7...
L'ascensore scende, loro si ricompongono.

3, 2, 1...
Le porte si aprono, l'avvocato esce.
"Ci vediamo domani" dice al dottore con voce flautata indicandogli la tasca. In essa il giurista ha poc'anzi deposto un biglietto: "Carlotta Fanti, penalista". Carla la sera lo chiama.



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