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Palermo: prima nazionale di uno "psicodramma" di Fassbinder

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20-03-2013 - La Sicilia - Anna Clara Mucci
PALERMO. DEBUTTA IN PRIMA NAZIONALE DOMANI AL «BELLINI» «SANGUE SUL COLLO DEL GATTO» DI FASSBINDER
riproposto in chiave contemporanea, dal regista palermitano Umberto Cantone...
Palermo. Debutta in prima nazionale domani al «Bellini» «Sangue sul collo del gatto» di Fassbinder, riproposto in chiave contemporanea, dal regista palermitano Umberto Cantone.
Il testo, scritto nel 1971 dal drammaturgo tedesco, scomparso trent'anni fa, può essere letto come metafora dell' «imbarbarimento» sociale e ideale, oltre che ideologico, che caratterizza i nostri giorni. Una decina di persone raccontano la propria vita, intessendo con se stessi e con gli altri una trama di relazioni, spesso conflittuali, in una sorta di psicodramma, in cui ad essere svelati sono i problemi con cui il pubblico finisce per identificarsi.
Le trasgressioni sessuali, le manie di protagonismo, le debolezze personali e l'incapacità di provare emozioni, vengono messi a nudo attraverso scene brevi e intense.
Ad ascoltare i vari personaggi è Phoebe, un'aliena (interpretata da Cristina Coltelli) che, arrivata sulla terra, osserva stupefatta la vita dei protagonisti, attraverso i quali l'autore fa emergere un microcosmo della società moderna. Queste figure, all'arrivo di Phoebe, appaiono in una scena che rappresenta una sorta di deserto dell'esistenza e cominciano a raccontarsi, come in un reality. Phoebe, che capisce le parole dei personaggi, ma non ne comprende il significato, comincia ad imitare i loro comportamenti. Ed è proprio attraverso questa meccanicità che l'aliena ci mostra le vite corrose degli interpreti e le loro contraddizioni.
L'aliena assiste al «gioco del massacro» che agita i personaggi: la moglie del soldato morto in guerra, interpretata da Jennifer Din Chin, vive con 600 euro al mese e lotta per ottenere giustizia da uno Stato che l'ha abbandonata; il macellaio, interpretato da Filippo Luna, è un uomo dedito al potere e ai soldi, tanto da maturare forme di perversione verso le donne; il poliziotto, con Raffaele Esposito, mostra la debolezza dell'autorità che ostenta sicurezza; la modella, interpretata da Roberta Azzarone, svela il disagio esistenziale di una giovane ventenne che fa affidamento soltanto sulla sua bellezza e che, nella sua solitudine, pensa addirittura alla morte; la ragazza, Aurora Falcone, che cerca di adattarsi al mondo di oggi, ma finisce per vivere di ricordi e di un passato che non esiste più, fino a ricercare una spiritualità dei sensi; il maestro, interpretato da Pierluigi Corallo, che prima inneggia al valore assoluto della poesia e poi svela la propria omosessualità; il soldato, che, nelle vesti di Vito Di Bella, è dilaniato dalla ricerca continua della propria identità e da una crisi interiore, che si ripercuote sulla sfera sessuale; l'amante, Giacomo Guarneri, continuamente alla ricerca di una definizione sessuale; l'amata, Eva Drammis, che vede sgretolarsi la propria consapevolezza femminista.
Figura nuova rispetto al testo originale di Fassbinder è il fotografo, interpretato da Pietro Motisi, che assiste alla metamorfosi dei personaggi e al morso sacrificale dello «spirito dei tempi» (il gatto/Phoebe) ed è l'unico consapevole dello svuotamento in atto.
«È la prima volta - sottolinea Cantone - che un teatro Stabile produce questo testo. Tutti gli attori sono palermitani di nascita o di adozione. Il gatto è un'allusione allo straniero, a qualcosa che finisce per sbaragliare le carte». «Il teatro è meditazione - ha aggiunto il regista - e oggi dobbiamo riflettere sulla nostra vita, per elaborare il lutto di una crisi non solo sociale ma anche personale. Tutti i personaggi vengono annullati da Phoebe, ma poi si rialzano, quasi ad indicare una rinascita». «Lo spettacolo - affermano gli attori - è un esperimento molto coraggioso in questo momento di crisi che sta attraversando il nostro Paese».
«Sangue sul collo del gatto» va in scena domani alle 21 e sarà replicato fino al 14 aprile.

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