E non piuttosto che te ne stavi
rintanata su di me?
Benedicevo qualcosa.
A te importava che fosse Shabbat?
Il bordo luminoso delle lampadine sul corso ti inquietava, la folla fossile.
Aspetti un ordine?
Ci mettevano a scopare
per calmarci.
Dopo ridevo, bevevo kummel guardando fuori.
No, non sono mai stata particolarmente coraggiosa,
avrei voluto non esserlo.
La notte mi si spaccava la gola nel sogno.
Il corpo riusciva non so come a trovare le sue forze, tu dormivi abbracciata
sorridendo
a non so bene cosa.
Dovetti riconoscermi, seppur a malincuore:
ero io.
Ridevo.
E ti ringraziavo come potevo.
Come volevo, anche.
Non potevo non farlo.
O soffocare entrambe
quando eravamo più felici
o fottermene
del Mufti di Gerusalemme,
attraversare il mare,
arrivare là.