Stefano Rissetto, La ragazza di San Siro, Boogaloo publishing, 2012
Se, come scrisse Montale "i grandi fiumi sono l'immagine del tempo", cosa sono i Grandi Catini?
Che ne è dello stadio di San Siro, dove - il 22 marzo 1981 - si svolge Milan-Sampdoria?
Un acceleratore di particelle, un crogiolo, livella subatomica in cui onde e particelle si scambiano i ruoli e conducono verso un mondo di tempi e luoghi inaspettati, sconvolgenti.
E ancora, forse, Montale: "Un dolce inferno a raffiche addensava / nell'ansa risonante di megafoni / turbe d'ogni colore. [...] Mi dissi / Buffalo! - e il nome agì./ Precipitavo/ nel limbo dove assordano le voci/ del sangue e i guizzi incendiano la vista/come lampi di specchi".
San Siro in divenire verso il Teatro Naturale di Oklahoma dell'America di Kafka. Giungono angeli, spettacolari nunzi alle porte, creature fino ad allora smarrite vengono indirizzate a vite nuove e remote, si respirano promesse e premesse di felicità.
Il nome che agisce, il Buffalo che segna,è quello di Alviero Chiorri, che fa gol-partita per la Samp.
Dopo è tutto diverso. Il cronotopo accelera, si aprono mondi possibili, talora numinosi; altri se ne richiudono, fantasie e realtà occupano finalmente la trista Milano-Milan. La maglia diversa ha vinto, ha smagliato il reticolo prevedibile di tempi, luoghi e modi.
L'adolescente Stefano ritarda la partenza per cercare una ragazza nella metropoli, incontra fantasmi e luoghi simbolici, compie il suo rito di passaggio, che se non è proprio un passaggio-gol è comunque nobile e pervaso di tenerezza.
Lo accompagna a intermittenza Angelo, l'amico "nichilista", presenza imperitura anche della mia adolescenza; non un "bello e dannato", ma una quintessenza che faremo per sempre fatica ad esprimere, e che giustamente Stefano rappresenta come fantasmagorico e funambolo. Un dio?
E si arriva in Centrale, fra quei fanali che s'inseguono accidiosi con la dieresi sulla "i" (vi fu chi alla maturità portò Carducci, e infatti fece carriera; io portai Montale, qualora non si fosse intuito...). Passato l'androne fumoso anni Trenta, una nuova porta si apre e porta comunque a visioni future. Al binario 18 il rapido per La Spezia aspetta.
Ci sono anche treni non luttuosi.
La formula che mondi possa aprirci non c'è, ma alcune parole sapienti, fra i sentieri interrotti e le entropie degli adulti e delle adulte, sorreggeranno il cammino.
" Fu così e fu tumulto nella dura
oscurità che rompe
qualche foro d'azzurro finché lenta
appaia la ninfale
Entella che sommessa
rifluisce dai cieli dell'infanzia
oltre il futuro -
poi vennero altri liti, mutò il vento,
crebbe il bucato ai fili, uomini ancora
uscirono all'aperto, nuovi nidi
turbarono le gronde -
fu così,
rispondi?"
Paola Guazzo
Se, come scrisse Montale "i grandi fiumi sono l'immagine del tempo", cosa sono i Grandi Catini?
Che ne è dello stadio di San Siro, dove - il 22 marzo 1981 - si svolge Milan-Sampdoria?
Un acceleratore di particelle, un crogiolo, livella subatomica in cui onde e particelle si scambiano i ruoli e conducono verso un mondo di tempi e luoghi inaspettati, sconvolgenti.
E ancora, forse, Montale: "Un dolce inferno a raffiche addensava / nell'ansa risonante di megafoni / turbe d'ogni colore. [...] Mi dissi / Buffalo! - e il nome agì./ Precipitavo/ nel limbo dove assordano le voci/ del sangue e i guizzi incendiano la vista/come lampi di specchi".
San Siro in divenire verso il Teatro Naturale di Oklahoma dell'America di Kafka. Giungono angeli, spettacolari nunzi alle porte, creature fino ad allora smarrite vengono indirizzate a vite nuove e remote, si respirano promesse e premesse di felicità.
Il nome che agisce, il Buffalo che segna,è quello di Alviero Chiorri, che fa gol-partita per la Samp.
Dopo è tutto diverso. Il cronotopo accelera, si aprono mondi possibili, talora numinosi; altri se ne richiudono, fantasie e realtà occupano finalmente la trista Milano-Milan. La maglia diversa ha vinto, ha smagliato il reticolo prevedibile di tempi, luoghi e modi.
L'adolescente Stefano ritarda la partenza per cercare una ragazza nella metropoli, incontra fantasmi e luoghi simbolici, compie il suo rito di passaggio, che se non è proprio un passaggio-gol è comunque nobile e pervaso di tenerezza.
Lo accompagna a intermittenza Angelo, l'amico "nichilista", presenza imperitura anche della mia adolescenza; non un "bello e dannato", ma una quintessenza che faremo per sempre fatica ad esprimere, e che giustamente Stefano rappresenta come fantasmagorico e funambolo. Un dio?
E si arriva in Centrale, fra quei fanali che s'inseguono accidiosi con la dieresi sulla "i" (vi fu chi alla maturità portò Carducci, e infatti fece carriera; io portai Montale, qualora non si fosse intuito...). Passato l'androne fumoso anni Trenta, una nuova porta si apre e porta comunque a visioni future. Al binario 18 il rapido per La Spezia aspetta.
Ci sono anche treni non luttuosi.
La formula che mondi possa aprirci non c'è, ma alcune parole sapienti, fra i sentieri interrotti e le entropie degli adulti e delle adulte, sorreggeranno il cammino.
" Fu così e fu tumulto nella dura
oscurità che rompe
qualche foro d'azzurro finché lenta
appaia la ninfale
Entella che sommessa
rifluisce dai cieli dell'infanzia
oltre il futuro -
poi vennero altri liti, mutò il vento,
crebbe il bucato ai fili, uomini ancora
uscirono all'aperto, nuovi nidi
turbarono le gronde -
fu così,
rispondi?"
Paola Guazzo