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English rain

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Manuela Menolascina 

I confini sono prigioni mentali. La pioggia li lava via. Questa pioggia in particolare. Non torrenziale o drammatica. Ma costante, leggera.
Un vago senso di fuo-riuscita da me, da noi, dal qui e ora.

Potrei essere a Manchester dove osarono le Pankhurst e Marx e gli eroi schiavi del progresso. Quel primo treno della storia partito da Victoria Station. Stazionamenti ineluttabili nella memoria.

In the barren Yorkshire moors ticchettava questa pioggia quando la mia amica ctonia mi disse “You can see all the four seasons in 40 minutes here in England”. Verissimo. Ma la pioggia a cui lì nessuno più bada and you don’t even need an umbrella , solca le coscienze. Un tintinnare statico e stoico che dice l’indicibile. E la mancanza.

Colgo daffodils nel Lake district e “vago solitaria solitaria come una nuvola”. Wordsworthiane memorie di piogge esistenziali/essenziali.

E poi i moments of beingpluviali mi riconducono a Heptonstall, North Yorkshire ( leggasi Yorkscir e non Yorksciair),luogo sacro ove riposa Sylvia Plath . “ Even among the fierce flames the golden lotus can be planted” We stood there crying. E nearby una cattedrale gotica scoperchiata, rovinosamente romantica, dilaniata dall’edera. Ci avrei danzata nuda, kissed by the rain, in un rito propiziatorio che avrebbe delineato orizzonti altri in attesa di lei.

E mi faccio di Thomas Gray e di elegie sepolcrali. “Even from the tomb the voice of nature cries
E quale manifestazione più visceralmente naturale delle pioggia? Portata all’apoteosi da Shakespeare ne La Tempesta. Tradotta pittoricamente dal preraffaelita John William Waterhouse nel 1916 con Miranda che poi è un’ iconografia che a mio parere ingloba Beowulf, Marlowe, Mary Shelley, Byron, Burke, Woolf , financo gli Smiths e altri mostri sacri della perfida Albione. E me.
Sospensione “temporale” nella doppia accezione di “time” e “weather” che per me sono sempre un po’ connessi.

La sublimità è anche “suspension of disbelief
« ... venne accettato, che i miei sforzi dovevano indirizzarsi a persone e personaggi sovrannaturali, o anche romanzati, ed a trasferire dalla nostra intima natura un interesse umano e una parvenza di verità sufficiente a procurare per queste ombre dell'immaginazione quella volontaria sospensione del dubbio momentanea, che costituisce la fede poetica. »
(Samuel Taylor Coleridge, Biographia literaria - capitolo XIV)





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