- Ti ho portato le riviste dell'aereo... Cucù, c'è Madame Air France. -
- Ciao, Madame Air France – rispondo dal letto a Francesca, la mia fidanzata appena rientrata alla base dopo un viaggio che non mi curo di indagare più di tanto.
Immaginate la scena? Credo che non lo possiate veramente, perciò la scrivo.
It's all an Hollywood, windowless, direbbe Sylvia Plath? No, it's all a Bollywood, full of windows, in Bruxelles. Have faith, ve lo racconto.
Io, per esempio, sono un po' hollywoodiana, ho la vestaglia semiaperta, un pacchetto di sigarette vicino a me, mutande Victoria Secret ( ovvero il segreto della mia Vittoria); da qualche parte, un po' imboscata, c'è una bottiglia di Absolut, sono le 11 di sera, posso anch'io.
Lei si spoglia ed entra per farsi la doccia nel bagno collegato alla nostra camera, che è più grande della medesima, e pluriaccessoriato di migliaia di getti, nonché specchiere dorate: una pacchianata surreale e voluta in uno dei momenti migliori del nostro rapporto. Io resto in camera e penso alla storyboard del nostro rapporto.
Facevo la parrucchiera, votavo diligentemente Lista Tsipras, ma ho sposato una neoliberista. Non mi faccio più molto vedere in Italia per questo. Io resto una compagna, lei lavora in fondo diligentemente in un'istituzione europea e vota socialista, ma inutile raccontarsela: sta dall'altro lato.
E io la amo, è la donna migliore che abbia mai incontrato, nessuna compagna nemmeno lesbofemminista nemmeno la più radicale avversaria del sistema ha saputo costruire con me un rapporto così intenso e tenero e profondamente durevole.
Scrivo queste note come scrivessi un testamento politico, e non vi chiedo di perdonarmi le mutande Victoria Secret: sono conscia di tutto, ma non faccio autocritica.
Ci siamo conosciute a Cernobbio, sì, cazzo, il luogo deputato ai deliqui di Confindustria. Io avevo colà una fiorente bottega di parrucchieria.
Francesca partecipava al panel “ La decostruzione del mito dell'usuraio. Dal siglo de oro a Piketty”. Ovviamente quando me lo ha detto non capivo, poi mi sono documentata e non ho capito lo stesso, ho chiesto anche a un compagno ordinario di economia politica ma non capiva nemmeno lui: Confindustria è creativa, si sa. Me l'ha portata in negozio una delle picare che gestiva la “location”, una a cui non ero mai stata autorizzata a fare un taglio di capelli (li portava tipo John Travolta in Pulp Fiction, e per quei delinquenti di Confin era un taglio appropriato come non ce n'è). Francesca aveva bisogno di un taglio. L'asservita picara, che aveva trombato a bordo lago con una mia ex nel 2007 ma poi avevo perdonato nel 2009 andandoci qualche volta anch'io, le aveva subito detto – La porto io da una brava – e non intendeva dritta a psichiatria, come meritava se non altro per aver accettato di partecipare a La decostruzione del mito dell'usuraio.
Il taglio fu psichiatrico, nel senso che sapevo che veniva da Confin, e l'idea che la forbice sbagliasse angolatura qualche volta mi sfiorò. Ma sono professionale. Marx non ha mai detto che non bisogna far bene il lavoro.
Ci guardavamo attraverso lo specchio. Non sguardi neutri, sguardi in cui l'immaginario nettamente si frangeva sui lati del politico, per usare un eufemismo.
Quel ciuffo col capello semicorto dietro fu uno sballo. Francesca si complimentò.
- Non credo nella meritocrazia. Cerco solo di far bene il mio lavoro – dissi con la dovuta spocchia di chi è cresciuta politicamente nel Centro Sociale “La macchinetta” di Trecate S.N., uno sturbo che non ce n'è in tutta la Longobardia.
- Vorrei invitarla a cena in un ristorante meritocratico e neoromantico, però. Verrebbe? -
Francesca ci sapeva fare. Lady, your room is lousy with flowers (Sylvia Plath). Mi riempì di fiori, annegai la mia ideologia nei fiori, annegai la mia faccia – e il mio taglio di capelli - fra le sue cosce, bello, lento, durevole, vero e stabile, come dice il Talmud. Le storie con le compagne, par contre, le aveva sempre guidate una malintesa lettura di Mille Plateaux, nel quale fra l'altro c'è un bellissimo riconoscimento del gioco d'amore fra Scott e Zelda:Deleuze fu stabilmente sposato, e in parte anche Guattari, facevano borghesissime vacanze a Le Brusc, vicino alla rada militare di Toulon; ci ho portato Francesca e abbiamo fatto follie molto poco borghesi in una casa sul mare, vi assicuro.
Portrait of a marriage, ora.
- Sposiamoci. Puoi continuare a fare la tua poltica situazionista anche a Bruxelles, non? -
Lei ha preso la cittadinanza francese a 18 anni, essendo sua madre di Tours, mica scema, la Francy.
Ho venduto il mio avviato negozio di parrucchieria ed è un anno che non sto facendo niente a Bruxelles, solo cioccolata belga, sigarette, chupitos che diventano bicchieri più grandi, canne, cinema in casa, qualche amica di lavoro di Francesca e qualche amica teorica della resilienza mia. Vado in palestra per allenarmi col Krav Maga nel caso che scoppi la rivolta, ma per il resto è un film di Hollywood classico, non Ci eravamo tanto amati, e io dentro questo ruolo di moglie anni Cinquanta per ora ci sto dentro benissimo.
D'altronde non ho mai trovato una meno neoliberista di Francesca, in amore. In amore è importante essere compagne.
Come quantificare un rapporto?
Altre mi avevano risucchiato nella propria aridità, utilitaristiche e vuote, sempre pronte a nuovi tagli a discapito della mia manualità e del mio talento. Anche se il nostro fosse stato – e non lo era – solo un momento di superficiale neoliberismo al cioccolato belga ( ah, quelle conchiglie burrose ) io ne ero rassicurata. Le mie ferite di parrucchiera a Cernobbio lentamente guarivano.
Ode all'amica risanata, dunque.
Lei arriva lentamente nuda da me. Mi bacia. Fuori piove.