L'impressione del convegno romano del 24 febbraio (Dove sono le lesbiche?) è soprattutto di essersi parlate. Alcune delle presenti hanno avuto un dialogo effettivo, in certi casi anche affettivo e-o profondo, altre hanno cammellato la loro claque. Tuttavia forse si sono parlate, almeno fra loro. Il resto del dialogo, quello con le altre, è stato basato su trollate su Facebook. Chi si accontenta gode, dice il proverbio.
Io invece preferisco non godere che accontentarmi di un "brava" e di un applauso.
Altra impressione è che lo sfaldamento ideologico, ma anche logistico, di Arcilesbica sarà un problema da affrontare. E che prima lo affronteremo meglio sarà per tutte.
Questa disfatta potrebbe costituire una sfida molto interessante. Sta a noi, stavolta. Essere sparse, transfughe, diversamente impegnate non è una scusa per estinguere la propria ricchezza culturale, politica ed anche emotiva. Di questo dobbiamo diventare consapevoli ogni giorno.
A differenza di quanto sosteneva Lidia Cirillo ormai due decenni fa ( in "Lettera alle romane", per esempio ), non penso che la frammentazione politica sia necessariamente un male. Nuovi strumenti tecnologici ci spingono ogni giorno verso linguaggi che si scompongono e ricompongono. Al di là dell'uso livoroso che ne fanno alcune, essi costituiscono una notevole forza relazionale, non ancora mappata dal patriarcato nel suo impatto e nella sua potenziale compattezza.
Una destrificazione incombe.
Anche certi posizionamenti lesbici su gpa, sempre più convergenti con le istanze di un Salvini o di una Meloni, ce lo hanno recentemente mostrato.
Tuttavia voglio ricordare che il cambiamento dei moduli classici dell'agire politico, che ha portato alle destre tanti risultati nel periodo recente, è in fragile equilibrio rispetto al reale. Penso agli Stati Uniti di Trump, dove le lotte e la politica di base si stanno rivificando proprio in presenza di un avversario aberrante.
Ci sono momenti della storia in cui saper prendere dei rischi, con una strategia chiara, può rivelarsi non solo utile, ma incisivo. È la determinazione a creare la fiducia reciproca, come accadeva per esempio fra le reti partigiane, anche spionistiche, durante la guerra.
Un agire comune va deciso abbastanza rapidamente. La mia idea è, per ora, di discutere con altre ed anche altri la fondazione di una nuova associazione nazionale lesbica e queer.
Scopro le carte, poche e pochi lo fanno, ma è l'ora di cambiare. Lo si fa anche mettendo se stesse-i in gioco ed aprendo la propria vita e i propri desideri alla difficile libertà di un impegno fino a poco tempo fa impensabile.
Paola Guazzo
Io invece preferisco non godere che accontentarmi di un "brava" e di un applauso.
Altra impressione è che lo sfaldamento ideologico, ma anche logistico, di Arcilesbica sarà un problema da affrontare. E che prima lo affronteremo meglio sarà per tutte.
Questa disfatta potrebbe costituire una sfida molto interessante. Sta a noi, stavolta. Essere sparse, transfughe, diversamente impegnate non è una scusa per estinguere la propria ricchezza culturale, politica ed anche emotiva. Di questo dobbiamo diventare consapevoli ogni giorno.
A differenza di quanto sosteneva Lidia Cirillo ormai due decenni fa ( in "Lettera alle romane", per esempio ), non penso che la frammentazione politica sia necessariamente un male. Nuovi strumenti tecnologici ci spingono ogni giorno verso linguaggi che si scompongono e ricompongono. Al di là dell'uso livoroso che ne fanno alcune, essi costituiscono una notevole forza relazionale, non ancora mappata dal patriarcato nel suo impatto e nella sua potenziale compattezza.
Una destrificazione incombe.
Anche certi posizionamenti lesbici su gpa, sempre più convergenti con le istanze di un Salvini o di una Meloni, ce lo hanno recentemente mostrato.
Tuttavia voglio ricordare che il cambiamento dei moduli classici dell'agire politico, che ha portato alle destre tanti risultati nel periodo recente, è in fragile equilibrio rispetto al reale. Penso agli Stati Uniti di Trump, dove le lotte e la politica di base si stanno rivificando proprio in presenza di un avversario aberrante.
Ci sono momenti della storia in cui saper prendere dei rischi, con una strategia chiara, può rivelarsi non solo utile, ma incisivo. È la determinazione a creare la fiducia reciproca, come accadeva per esempio fra le reti partigiane, anche spionistiche, durante la guerra.
Un agire comune va deciso abbastanza rapidamente. La mia idea è, per ora, di discutere con altre ed anche altri la fondazione di una nuova associazione nazionale lesbica e queer.
Scopro le carte, poche e pochi lo fanno, ma è l'ora di cambiare. Lo si fa anche mettendo se stesse-i in gioco ed aprendo la propria vita e i propri desideri alla difficile libertà di un impegno fino a poco tempo fa impensabile.
Paola Guazzo